Pubblichiamo un articolo di approfondimento sulla Contact Dance della Dott.ssa Valeria Malerba – Psicologa, Psicoterapeuta, Danzaterapeuta e Docente del Master di II livello “Stress, sport, nutrizione: nuovi approcci diagnostici e terapeutici per wellness, fitness, prevenzione e riabilitazione”, che vede il Comitato MSP Roma come partner.

Per definire la Contact Dance (danza improvvisata in contatto), si possono utilizzare termini quali: congiunzione, integrazione, contatto, creazione, spiritualità, contenimento, calore, abbandono.
Danzare fa sperimentare canali espressivi rinnovati, per “guarire” dall’autocentrismo, per avere riflessi pronti e tempi di reazione brevi e la sensazione di un’espansione corporea tridimensionale.
Durante questa esperienza, il corpo assumerà posizioni ignote e a volte impensate, utilizzando anche il corpo dell’Altro come struttura dinamica di appoggio, come base di slancio, come specchio, come propulsore di energia cinetica.
Nella danza in contatto ci si percepisce con il centro del proprio corpo verso l’altro, in estensione, rilassati, ma non abbandonati, con prese aeree che sfruttano la fisica. Leve, inerzia, avvitamenti, i muscoli e le articolazioni pronti a prendere peso, con la gioia di scoprirsi forti e la gioia di scoprirsi deboli.
Improvvisare il qui ed ora, accogliere ed essere accolti nel movimento tecnico improvvisato, con la neutralità dei corpi e il loro potenziale, imparare a disimparare, ricordarsi di se stessi, dimenticandosi del proprio Io giudicante.

Queste sono intuizioni che richiedono anni di lavoro ed emergono evidenti, nel messaggio trasmesso col movimento irrazionale.
Come in ogni insegnamento teorico o pratico, l’apprendimento dell’allievo, è relativo all’approccio e al metodo esclusivo di ogni insegnante.
Nel definire cosa è la contact dance, deve esserci una specifica valutazione rispetto a come viene espressa quest’arte, a come viene insegnata e ai risvolti psicofisici di questa nuova conoscenza. Come arriva il messaggio all’allievo? In che modo la proposta, il mandato, o meglio il messaggio teorico-tecnico, passa ai corpi “in ascolto”?
Fondamentale il percorso di ricerca del formatore, in continua evoluzione, sintetizzando sensibilità, potenza compositiva, disciplina e flessibilità, applicando elementi e principi di fisica, filosofia, psicologia, arti marziali, teatro, in un processo sperimentale di ricerca sulla natura umana.
Si può insegnare e passare il messaggio, lavorando sulla consapevolezza e sulla presenza di ognuno, solo dopo aver sintetizzato ed elaborato questi contenuti per se stessi, per poi riuscire a trasmetterli agli allievi, insegnando a trasformarsi e crescere insieme, in contatto.
Attraverso esercizi che si svolgono da soli o in coppia, si viene condotti in strade nuove e in salita, all’orizzonte si intravedono scenari inconsueti e mai ovvi, che chiunque, anche neofita, potrà percorrere ballando e utilizzando il proprio e l’altrui corpo, con nuove dinamiche motorie.
Per la lezione di contact dance, si arriva in sala sapendo che ci saranno delle sorprese, con la sensazione che si verrà guidati in un viaggio tematico, che va dal rilassamento alla pratica danzata, infatti dopo la parte relativa alla tecnica, c’è la sessione di danza libera e improvvisata che condensa nella “danza non pensata” tutto ciò che si è appreso. La selezione musicale viene studiata con sequenze di suoni crescenti e sonorità indicate come base armoniosa dei ritmi naturali del cuore e del respiro.
L’accoglienza in sala, è nell’allegro silenzio in cui si ascolta il respiro di ognuno e il proprio. Spesso si comincia sdraiati sul pavimento, scaricando il peso a terra, e cominciando senza sforzo, come spiega un allievo: “il mio corpo, si attiva gradualmente, con movimenti in crescendo che si accentuano senza che me ne renda conto. Poi riesco a ballare in modo acrobatico e sinuoso, fino a sostenere il peso di un’altra persona e scopro un mio potenziale che non sapevo di avere”.
La suggestione del proprio potenziale, produce un cambiamento, lo stato di coscienza vira e ci si predispone ad accogliere nuove possibilità, ci si sente più pronti a sperimentare il nuovo, inoltre le tensioni accumulate nel quotidiano, si allentano. Così l’individuo si prepara ad essere in ascolto, senza interferenze e condizionamenti esterni che limitino la sua espressività.
In questa trasformazione, il corpo cambia come un corpo mutante, sfrutta tutta l’atmosfera intorno e tutte le sue facoltà, solitamente imprigionate in schemi mentali rigidi che costringono in frustranti autolimitazioni.
Spesso un esercizio spiegato e mostrato a lezione, può sembrare estremamente difficile, ma l’allievo dopo molta fatica e tentativi vani, trova comunque il proprio modo di eseguirlo in maniera ottimale, per quello che può. E questo è molto rappresentativo di ciò che accade normalmente nella vita, con le difficoltà e le sfide quotidiane.

Lavorare con gli esercizi appropriati, incide sulla propriocezione e nella fase di improvvisazione, rende più consapevoli le scelte di organicità del movimento, per trovare sempre la soluzione migliore.
L’idea di espandere la propria dimensione e divenire strutture stabili e fluide, fa sperimentare ignote possibilità di movimento del corpo umano. Tutto avviene inizialmente senza coscienza, e dopo, superando i limiti razionali e riconoscendo i limiti reali, il corpo si responsabilizza anche a sostenere il peso dell’altro.
Non si tratta solo di un movimento inconsapevole o di come farlo, ma anche di un’attenzione al percepire, al perché, al momentum. La persona cosa ci fa con quel movimento e quale emozione viene suscitata anche nella diade di ballo?
L’opportunità del corpo di scoprire nuovi modi per reagire prontamente, improvvisando, dona la scoperta di nuove possibilità di movimento e la scoperta di un potenziale personale, finora inespresso e sconosciuto che si riflette anche sull’incremento delle capacità di problem solving, in situazioni complesse da risolvere.
Così, la cognizione è supportata dal lavoro fisico di ricerca ed il piano fisico, è supportato da un nuovo modo di immaginare le proprie risorse.
Questa nuova visione di se stessi, si riflette poi nella vita quotidiana come responsabilità e ascolto del prossimo, una pratica che migliora i rapporti umani della società.
Di qui l’elemento catartico e migliorativo della danza in contatto, derivante dal fattore esperienziale, che si va consolidando nel corso di mesi di lezione, grazie all’accrescimento di capacità risolutive somatiche e psichiche, esperite attraverso il contatto con il corpo e con le idee dell’Altro.
Il potenziale personale aumenta, in un’ottica di plasticità neuronale, ovvero con nuove esperienze si sviluppano nuove connessioni sinaptiche, nel lento assorbimento della tecnica e degli aspetti emotivi che può generare una danza di contatto.
Alcuni allievi partecipano a tante lezioni e alcuni fanno una lezione e poi non tornano, questo forse può dipendere dalla necessità o dalla paura che si ha del contatto con un’altra persona e da quante difese e resistenze si hanno a riguardo.
Chi pratica questa attività, può arrivare alla consapevolezza che gli sbagli propri e altrui, siano molto probabili, ma anche che in ogni azione ci sia sempre una possibilità di recupero e questo è un punto cardine del cambiamento di prospettiva, aiuta ad accettare i propri e gli altrui errori, in una visione risanatrice dei rapporti sociali/relazionali. Così si riduce o svanisce la paura dell’Altro e cresce la fiducia e la voglia di potersi fidare/affidare.
Quindi l’apprendimento dei vari elementi della danza di coppia, è orientato implicitamente, a ridurre il controllo sulla realtà e sugli altri; si può interagire bene prendendosi cura, ma anche lasciando andare, fidandosi e affidandosi ma rispettando il campo personale di ciascuno, nel quale si può “transitare” pur senza invaderlo.
Al contempo, nell’interazione, si crea uno spazio di ascolto molto accogliente per l’Altro, condizione utile a relazioni positive, ma anche all’incremento dell’empatia di ciascuno.
La contact dance si può definire un’infinita scoperta dell’Altro e di se stessi e seppur a volte dall’esterno possa apparire noiosa, dall’interno dei corpi, invece, è una danza emozionante e vitale.
Un’esperienza di questo tipo, anche se vissuta nel contesto di una semplice attività ludica, può avere una valenza pedagogica e divenire passaggio di crescita emotiva, evolutiva ed espressiva, in cui ognuno può ritrovare la propria Natura e la propria Verità.

LE TESTIMONIANZE DEGLI ALLIEVI

PRIMA LEZIONE

“Qualche giorno fa, durante il mio primo incontro con la danza in contatto, ho sentito una specie di risveglio muscolare e mi stupisco di non sentire il classico dolore dell’affaticamento. Credo di aver ritrovato qualcosa di me, qualcosa di nuovo, una totale armonia tra corpo e mente, anche insieme ad un’altra persona. Infatti ballare con altri allievi, è come condividere qualcosa, concedere all’altro di vederti per come sei, la sensazione di non riuscire a nascondere quello che di solito si maschera. Mi sono sentito scoperto, ma anche protetto, ballando in coppia ho avuto la sensazione di “raccontare” molto di me, a me stesso e anche ad un estraneo.
C’era confidenza, intimità e condivisione, è strano… accettare il contatto con un altro, l’abbraccio e la danza con uno sconosciuto. Forse lasciarsi andare dipende dall’esperienza affettiva di ognuno, dalla fiducia negli altri”.

QUINTA LEZIONE

“Mi piace vedermi diverso, scoprire che so stare così vicino ad un’altra persona, così vicini senza disagio, come un insieme, con un uomo e con una donna, senza avere pregiudizi sulle differenze di genere, riguardo alla forza e al potersi affidare.
Ho notato che spesso mi “allontano” dall’emozione pensando più all’azione, invece se resto più sul sentire, a condurmi è l’energia del momento e così il movimento si genera in modo più spontaneo”.

(un allievo)

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